Ridatemi il De Rossi 18enne che esordiva facendo sentire i
tacchetti agli avversari.
Ridatemi il De Rossi che volava in campo e sembrava due
giocatori insieme.
Ridatemi il De Rossi con la boccia e l’orecchino, fiero
ragazzo di Ostia, ultras in campo.
Ridatemi il De Rossi che, al quinto minuto del primo tempo, stende Cassano, ritornato a Roma da avversario.
Ridatemi il De Rossi che baciava la maglia dopo un gol fino
a strapparla, correndo con la giugulare gonfia e la faccia paonazza.
Ridatemi il De Rossi massacrato dalla stampa perché romano
dopo la gomitata a McBride ai mondiali del 2006.
Ridatemi il De Rossi che scarica la rabbia con un calcio di
rigore sotto la traversa, in finale contro la Francia.
Ridatemi il De Rossi che mette al bando l’ipocrisia e dice
chiaro e tondo che il campionato 2007-2008 avrebbe dovuto vincerlo la Roma e
non l’Inter.
Ridatemi il De Rossi ribelle che dice: “più che la tessera
del tifoso, servirebbe quella del poliziotto”.
Ridatemi il De Rossi che si arrampica sul vetro della Sud
dopo un derby vinto.
Ridatemi il De Rossi che spara siluri da fuori area e
terminano sotto l’incrocio.
Ridatemi il De Rossi calato nella sua città, innamorato dei
colori, che si mette sempre al servizio della squadra.
Ridatemi il De Rossi vero, non questa immagine sbiadita di
una gloria andata, ridatelo a me, a noi e a Zeman e vedrete che lo farà
giocare.
