ASPETTA E SPERA CHE PRIMA O POI IL BUS PASSA..
di Luca La Mantia
Oggi non dovrebbe essere così. Ma come al solito c’è una città
ideale ed un reale. E la realtà è che da un paio di mesi i romani pagano il
biglietto del bus 1,50 euro. Perché in Italia i dissesti della pubblica
amministrazione non si risolvono cacciando i dipendenti inetti, promuovendo il
merito e garantendo il rispetto delle regole, ma aumentando il costo dei servizi,
meglio dei disservizi. Così a Roma il bus costa quanto a Milano, dove i mezzi
passano di media ogni cinque minuti ed il call center dell’Atm (l’azienda dei
trasporti milanesi) sa informarti su ritardi e tempi di percorrenza. E nemmeno
il sollievo di vedere che finalmente anche l’Atac si è dotata di un
applicazione per smartphone riesce a regalarti un sorriso. Perché Romabus (così
si chiama) è più umorale di un adolescente. Un giorno funziona, l’altro no.
Dovrebbe dirti quanto manca all’arrivo della prossima vettura. Ma, sarà il
clima feriale, anche lei sembra essersene andata al mare e appena ti connetti
per avere notizie sulla tua linea ti dice “Non è stato possibile avere
informazioni sulla linea indicata”.
E il tempo passa. Una, due, tre, quattro
sigarette e da quel curvone nessuna buona notizia. La coppia comincia a
protestare, gli stranieri si chiedono se davvero questa è stata la culla dell’umanità,
la signora si preoccupa per la sua salute e rievoca ricordi in camicia nera,
quando “La notte si dormiva con la porta aperta e i bus erano puntuali”. Che
fare? Un ragazzo chiama il call center del Comune e si fa passare l’Atac. Dall’altra
parte risponde un pischello, probabilmente sottopagato, col quale finisci con l’incazzarti
perché non sa nemmeno lui quando passerà questo dannato 69 e non può “assolutamente
contattare il capolinea”. Una ragazza chiama il 113, che la invita a presentare
denuncia. E’ la classica frase che ti scoraggia. Se pensi ci sia un Pm che apra
un’inchiesta sul ritardo del 69 per “Interruzione di pubblico servizio” stai
fresco.
Poi, come un miraggio, compare la sagoma del 69. Sono le 12.45. Il “mortacci
tua” con tanto di gesto è corale. La signora, stanca ma salva, si scaglia
contro l’autista. L’uomo risponde “che dovevamo fa, c’abbiamo 4 vetture rotte e
questa la sto portando a 40 all’ora perché c’ha er radiatore in ebollizione” e
poi l’invito a prendere a tortorate gli assessori. Che nel caso specifico non
sono tanti, ma è uno solo: Antonello Aurigemma. Ma che condivide un’atavica
incapacità con tutti i suoi predecessori di ogni colore. Perché a Roma il
problema è vecchio come il cucco. Vecchio come la mala gestione delle aziende
municipalizzate, cui la politica si è attaccata come un vampiro, succhiando
tutto il succhiabile. Lasciando casse vuote e mezzi che in inverno non hanno
catene e d’estate fondono.